Rockerilla Settembre 1989

TRE NEGAZIONE .... AFFERMANO! Frammenti di "Negazione-pensiero"

di E. Bussolino

Di recente si sono tolti per due sere di seguito la soddisfazione di lasciare fuori dalla porta almeno trecento persone che il locale dove si tenevano i loro concerti era incapace di contenere. I maligni osserveranno che l'Hiroshima Mon Amour ha una capienza molto ridotta e che a Torino i Negazione giocano in casa, osservazioni più che sensate, ma che vanno ad infrangersi tutte contro il dato che, seppure angusto, il club torinese riesce a stipare fra le sue pareti almeno quattrocento persone. Quanti gruppi - non solo hardcore - possono dire di aver riunito nei mesi scorsi un pubblico altrettanto numeroso? Per ciò che riguarda poi l'eccezione - come dire? - 'campanilistica', come non rilevare la sua palese contraddizione con l'adagio di classica memoria e di provata veridicità che recita testualmente "nemo propheta in patria"? E se pure questo argomento risultasse debole, come non ricordare quanto il 'fattore campo' sia stato ininfluente per le squadre torinesi nel passato campionato...
Roberto Tax' Farano e Marco Mathieu, entrambi di solida fede torinista, perdoneranno a fatica il malandrino accenno alle sorti della loro squadra, ma non faticheranno a comprendere che l'intento principale era quello di precisare subito a tutti quale sia la statura della compagine che deve star loro ancora di più a cuore, il gruppo del quale - insieme a Guido 'Zazzo' Sassola - costituiscono l'anima e il corpo fin dal 1983.
Con tutti e tre, naturalmente, si è parlato anche di calcio - come farne a meno? -, ma si tranquillizzino i detrattori o gli indifferenti all'arte pedatoria: il resoconto forzatamente parziale della nostra lunga conversazione, davanti ad alcune inevitabili birre ghiacciate e in una di quelle sere di luglio di cui si attende spesso con impazienza l'avvento per deprecarne poi sempre l'arrivo, non ne contiene alcuna traccia.

- C'è stato un momento - grosso modo coincidente con l'uscita di 'Little Dreamer" - In cui sembrava che il decollo internazionale dei Negazione fosse un fatto imminente e inarrestabile: mi riferisco al progetto per un tour americano e al programma di altre 'gite fuori porta' In Australia e in Giappone, oltre all'ipotesi dl realizzare una peel session. A distanza di un anno abbondante, ho l'impressione che invece il vostro aereo sia stato trattenuto a rullare sulla pista. Che cosa è successo?

Marco: 'Con "Little Dreamer" è iniziato il nostro periodo di sfiga. Prima di tutto, se
n'è andato Fabrizio, il nostro batterista, proprio alla vigilia del tour europeo. Quella è stata la prima mazzata perché abbiamo dovuto provvedere in gran fretta a sostituirlo per non dover rinunciare ad un programma già fissato diverso tempo prima. Per ciò che riguarda la Peel Session, c'è stato un certo interessamento a noi durante le nostre date in Inghilterra, ma poi non si è andati oltre. I vari tours che avevamo previsto erano in stretta relazione con la stampa e la distribuzione di "Little Dreamer" in quei paesi. E' successo invece che in America il disco non è stato pubblicato perché l'etichetta tedesca che doveva incaricarsene è fallita, in Australia sono arrivate troppe copie d'importazione e la Waterfront ha rinunciato all'opzione che aveva su di noi, infine, anche in Giappone si è verificata una situazione analoga, così il disastro è stato completo. Il progetto in generale, comunque, non è stato abbandonato perché ci sono concrete possibilità di realizzarlo nel prossimo autunno, quando i due singoli che abbiamo appena pubblicato per la We Bite saranno riuniti su un unico CD destinato al mercato americano. Anche con la Waterfront sono state riallacciate delle nuove trattative e non escludiamo che questa volta possano andare in porto. In ogni caso, viste le nostre recenti 'disgrazie', preferiamo essere cauti: non si sa mai come va a finire .....

Zazzo: 'Tutto quanto è anche legato alla soluzione del nostro problema di dare un assetto definitivo e stabile al gruppo, cioè di trovare finalmente un batterista..

- Perché è così difficile?

Tax: 'Guarda, in tutto questo tempo abbiamo avuto modo di sviluppare una nostra teoria sulla personalità dei batteristi: forse il fatto che suonino alle spalle di tutti in qualche modo li frustra e allora cercano dl sfogare il loro bisogno di protagonismo in altre direzioni .....

Marco: 'Il problema fondamentale, almeno qui in Italia, è che la musica in genere è vissuta da chi suona come un hobby o al massimo come un'attività secondaria. Manca, cioè, una mentalità professionistica, una qualità che è indispensabile al nostro gruppo perché, se è vero che non siamo ancora in grado di garantire a nessuno una condizione professionistica, crediamo lo stesso che certi risultati si possano raggiungere solo se ci si sente coinvolti in pieno in ciò che si fa, se ci si sforza di lavorare con impegno e soprattutto con continuità..

- Avete la cattiva ventura dl essere il primo gruppo che mi capita dl intervistare da quando i sussurri, I bisbigli, le voci di corridoio che davano per morto il rock hanno trovato amplificazione nel libro di un commentatore acuto ed autorevole come Simon Frith. Qual è la vostra opinione al riguardo?

Zazzo: 'Ah, adesso è morto anche il rock? lo ero fermo alla morte del punk, un giorno o l'altro sarà morta tutta la musica...

Marco: -Francamente mi sembra che un'affermazione del genere possa funzionare molto bene come provocazione, come spunto per stimolare un dibattito sullo stato attuale del rock, ma credo anche che sia piuttosto semplicistico rinchiudere nella parola 'rock' un universo musicale che, magari lungo direzioni diametralmente opposte, continua ad evolversi e ad espandersi. Sono senz'altro d'accordo sulla necessità di prestare orecchio ed attenzione anche a quelle espressioni musicali che non possono essere ricondotte alla tradizione del rock'n'roll, ma da qui a concludere che il rock non ha più nulla da dire ne corre. Prendiamo, ad esempio, lo stesso rap, che per me ha rappresentato certamente qualcosa di sconvolgente: anche questo genere ha finito per rientrare in certi canoni tipici del rock, vedi il frequente ricorso a campionature da pezzi di heavy metal. Vivendo le cose dal di dentro, posso dire che è vero che rispetto al passato non ci sono più tante novità e neppure motivazioni forti, però è anche vero che ci si può riciclare attraverso infinite interpretazioni e chiavi di lettura. Anche questo può essere un modo di andare avanti'.

Zazzo: 'Quando prima scherzavo sulle dichiarazioni di morte del rock o del punk, intendevo soprattutto mettere l'accento sul fatto che i punti di osservazione sono sempre molto particolari, mentre l'oggetto che si osserva è in realtà molto più complesso e sfaccettato di quanto non appaia. In altre parole, quello che può sembrare un tutto unico e statico comprende dentro di sé un numero grandissimo di parti che continuano ad agile e a muoversi'.

Tax: 'Fare musica è comunicare. Forse è vero che la maggior parte delle cose che si comunicano oggi attraverso le note, le parole, la copertina di un disco è poco interessante e niente affatto nuova, ma finché si continua a suonare e a fare dischi le cose si muovono, la gente - o almeno una parte di essa - si sforza di farle muovere'.

- Non vi sembra curioso, se non proprio paradossale, che oggi le forze più attive e dinamiche nel rock siano le risultanti dell'incontro di due generi - l'hardcore punk e l'heavy metal - che più di ogni altro sembravano impastoiati entro schemi e formule canoniche e immutabili?

Marco: 'Rispetto a queste osservazioni occorrerebbe fare un piccolo discorso che sicuramente non risulterà gradito a molte persone. L'hardcore è sempre esistito in questi ultimi dieci anni, come evoluzione ed estremizzazione di quello che era stato il punk inglese. In America, soprattutto, ma di lì un po' in tutto il mondo, è diventato uno dei pochi fenomeni capaci di svilupparsi a livello di underground nonostante il fatto che la stampa specializzata lo trascurasse apertamente. Adesso c'è la corsa a riscoprirlo, a rivalutare tutto ciò che stava dietro a quei gruppi definiti, secondo me erroneamente, 'post punk' (Minutemen, Sonic Youth, Big Black), a quelle formazioni, cioè, che sono state capaci di stimolare l'hardcore a cercare delle strade diverse. Da questi gruppi l'hardcore veniva recepito più come atteggiamento volto a radicalizzare qualsiasi linguaggio musicale che come forma stilistica vera e propria. D'altro canto, anche l'heavy metal ha tratto grande giovamento dall'esistenza dell'hardcore, perché l'incrocio degli stilemi tipici della musica metal con la velocità del punk- attraverso il lavoro di gruppi come Metallica, Slayer, Anthrax ha ridato fiato ad un genere che manifestava da tempo grosse difficoltà a rinnovarsi. Tutto questo processo ha avuto tempi di svolgimento piuttosto lunghi, ma comunque molto ben visibili ed avvertibili. Se qualcuno oggi si mostra sorpreso, è evidente che non ha prestato molta attenzione a quanto avveniva in questi anni'.

- Ho il vizio un po' pedante, per la verità, dì soffermarmi spesso su titoli, nomi, sigle. Nel vostro caso, però, ho ricavato più materiale per riflessioni filosofiche che per analisi filologiche. Prendiamo, ad esempio, "Lo spirito continua'. Un'affermazione dì indubbio effetto, una frase che lascia trasparire una volontà ferma e irriducibile, un atteggiamento che non sembra trovare rispondenza nei titoli che compongono quella raccolta. Ne cito soltanto qualcuno: "Niente", "Diritto contro un muro", "Qualcosa scompare" e il più contraddittorio dì tutti, "La vittoria della sconfitta".

Marco: 'Le contraddizioni sono sempre state vissute dai Negazione come stimolo. Riferendoci a quel disco, ammettiamo che i testi suggeriscono senz'altro delle visioni negative della realtà, delle interpretazioni che però sul piano della pratica quotidiana si traducono in atteggiamenti positivi, in qualcosa che ci spinge sempre e comunque ad andare avanti, a guardare alle cose intorno a noi a testa alta. La negatività è il punto di partenza per acquisire quella forza interiore che ti permette di superare i momenti difficili, di correggere gli sbandamenti, di prendere una direzione - come dire? - più 'solare', quella che puoi intravedere nei versi del 'Giorno del sole', un pezzo che abbiamo inserito nel disco successivo, ma che era già presente all'epoca come testo..

- Ecco, a proposito dì "Little Dreamer", l'impressione è che sentimenti come la malinconia, il dolore, la paura, la rabbia facciano da contrappeso a quello che appare essere il tema dominante, la speranza. La vostra è la classica speranza che giace sul fondo del vaso di Pandora, oppure riuscite a cogliere in mezzo a tanta negatività degli elementi sui quali fondare delle aspettative concrete?

Zazzo: 'Rabbia, dolore, paura non sono altro che la manifestazione della consapevolezza che certe cose esistono e che tu non puoi far finta di non vedere. Ad esse puoi reagire con la depressione, oppure con una motivazione in più per andare avanti, l'unica direzione percorribile, secondo noi. Non si tratta tanto di essere ottimisti ad ogni costo, di fabbricarsi un miraggio, quanto piuttosto di ricavare da tutto quello che ci circonda il massimo profitto per continuare sulla nostra strada..

Tax: 'Del resto, guai se non fossimo ottimisti: con tutto quello che ci è capitato fino ad oggi, non dovremmo esistere più come gruppo da un sacco di tempo..'

- Dalle questioni filosofiche alle curiosità spicciole: perché far uscire due singoli ("Behind the Door" e "Sempre in bilico") di diverso formato?

Zazzo: 'Più che altro per la diversità delle canzoni, differenze che si devono al fatto che sono state registrate in momenti diversi, una delle conseguenze delle varie traversie della formazione. Avremmo potuto riunirle su un LP unico - e questo succederà, come ti abbiamo già anticipato, in ottobre per il mercato americano - ma il disco sarebbe risultato poco omogeneo, disarticolato. Forse la scelta si rivelerà commercialmente sbagliata, ma ci premeva far uscire subito questi pezzi e la via più breve era proprio quella di tenerli separati su due singoli'.

Tax: 'In ogni caso, una canzone come 'Sempre in bilico" è da 45 giri..'

- Il fatto che vi siate rivolti all'estero per realizzare la maggior parte dei vostri lavori è un segno di sfiducia nei confronti delle produzioni nazionali, una manifestazione dl snobistica esterofilia, il calcolo dl migliori opportunità o che altro?

Marco: 'Sinceramente non c'è mai stata un'etichetta italiana che ci abbia avanzato proposte concrete. Nella nostra storia, poi, abbiamo sempre suonato più all'estero che in Italia ed è stato dunque logico e naturale costruirci una rete di contatti tale da permetterci di arrivare a trattare con un'etichetta senza portarci dietro la zavorra del gruppo 'in cerca di fortuna'. Sia con il marchio olandese, sia con quello tedesco abbiamo instaurato subito un ottimo rapporto sulla base della reciproca fiducia. La TVOR in Italia ha ristampato "Lo spirito continua" ed ha anche curato la distribuzione di' Little Dreamer", ma più di questo non poteva fare, le sue dimensioni non le permettono di sostenere completamente l'onere di un nostro disco..

- Quello che voglio proporvi adesso è il solito gioco a metà fra psicanalisi ed enciclopedia: io pronuncerò dei nomi o delle sigle e voi dovrete stilare delle note rapide e sintetiche su ognuno dl essi. Cominciamo da Henry Rollins...

Marco; 'Un grande!'

- Jello Biafra...

Zazzo: 'Un altro grande!'

Scoppiamo a ridere tutti quanti.

Tax:''Non ti preoccupare: quando verrà il mio turno ti risponderò "uno piccolo'!..

- Allora dovrai dire "una piccola", perché il nome è Yvonne Ducksworth (Jingo De Lunch)...

Tax: 'Beh allora sono costretto a cambiare: 'un'amica"'.

- Ricominciamo il giro: Glen Danzig...

Marco: 'Bravissimo, i Danzig sono tra i miei favoriti..

Zazzo: (con un po' d'invidia? ndr): 'Hanno un gran batterista!'.

- Rick Rubin...

Marco: 'Un gran furbacchione, ma anche un ottimo produttore..'

- Sub Pop...

Zazzo: 'Che palle! Devono decidersi a cambiare almeno le copertine, sono tutte uguali!'

- British Trash...

Tax: 'Che cos'è? Se alludi a gente come Napalm Death, allora è merda'

(a Marco)-Tax ha appena fatto uscire un 45 giri con MGZ e Zazzo ha collaborato al disco dei Not Moving: non ti preoccupano tutte queste distrazioni per il futuro dei Negazione?

Marco: 'No, perché tanto non riusciranno a vendere la metà di quello che vendono con i Negazione... Parlando seriamente, sono contento che tutti e due abbiano trovato il modo di darsi da fare mentre il gruppo era bloccato. Del disco di Tax con MGZ sono entusiasta, le cose che fanno sono davvero molto interessanti. Di Zazzo non saprei che dire: sul disco dei Not Moving lui non si sente!..

- L'uscita del due singoli sposta dì molto la data di pubblicazione del prossimo album?

Marco: 'Sempre in ottobre usciranno su un unico disco le ristampe dei nostri primi 45 giri, insieme alla nostra vecchia partecipazione a 'Il mucchio selvaggio', l'album che avevamo diviso a metà con i Declino. Per quanto riguarda invece un nuovo LP, non se ne parlerà prima dell'inizio del '90, anche perché vorremmo avere un po' di tempo per i concerti, soprattutto in Italia che rimane per noi la piazza più difficile'

- Perché?

Zazzo: 'Abbiamo suonato molto poco in Italia. In parte perché qui da noi non esiste un circuito di clubs underground organizzato come invece è possibile trovare all'estero, e in parte perché molte opportunità di fare concerti hanno connotazioni di tipo politico, ossia dipendono da amministrazioni comunali, da partiti e via di seguito. Quest'anno che per la prima volta si erano aperti per noi degli spiragli favorevoli, abbiamo avuto tutti quei problemi con la formazione..

Arguti, spontanei e implacabili nei loro giudizi proprio come quando imperversano con i loro strumenti su un palco, i tre Negazione hanno opinioni molto chiare (e, manco a dirlo, per lo più... negative) sul rock italiano, molto critiche sulla fortuna di diversi gruppi americani underground in Europa, molto convinte degli effetti 'pericolosi' della stampa musicale e, viceversa, estremamente aperte sull'ampio ventaglio di espressioni che caratterizzano l'attuale corso del rock.
Se sono dei 'sopravvissuti', come essi stessi riconoscono senza nostalgia e soprattutto senza superbia, delle ragioni ci saranno pure e, perbacco, non sarà certo il sottoscritto a tediare il lettore con i dettagli della teoria sulla selezione naturale della specie...