Rockerilla Gennaio 91

Negazione - Temi da un jukebox immaginario
di Elio Bussolino

All Together Now

Già, adesso ci sono proprio tutti: Zazzo, Tax, Marco e Jeff. I Negazione. Al 100%, come dichiara il titolo del loro ultimo album.
La sottolineatura è tutt'altro che pignola: rispetto a poco più di un anno e mezzo fa, quando incontrai il gruppo che aveva appena licenziato i due singoli "Behind the Door" e "Sempre in bilico", non c'è soltanto una persona in più seduta intorno ad un tavolo, ma una compagine ben più compatta, coesa e determinata. Una formazione al 100% della propria forma, insomma, una condizione ritrovata dopo una serie infinita di problemi e solo all'indomani dello stabile e definitivo inserimento del nuovo batterista Jeff Pellino.

All'inizio, questa espressione - 100% - era una specie d'intercalare nei nostri discorsi, una sorta di rafforzativo che andava bene per gli usi più svariati e anche più cazzuti, una di quelle cose che diventano improvvisamente un segno di riconosciment fra persone che si trovano a condividere passioni, esperienze, scelte di vita. Poi, succede che quelle parole suggeriscono magari l'idea per il titolo di un disco e allora scopri che non c'è soltanto casualità nel fatto che ognuno di noi le abbia fatte proprie perché in quella formula s'identificano gli sforzi, l'impegno, il coinvolgimento personale di ciascuno nel progetto comune (Jeff).

Fin qui nulla di particolare, eccetto il fatto che risorse quali l'entusiasmo e volontà tornino ad essere di nuovo facilmente disponibili e tali da consentire al gruppo di ributtarsi nell'agone del rock con la stessa energia di otto anni fa.

"Forse questo è possibile perché durante tutto questo tempo siamo cresciuti e maturati. O forse è perchè, al contrario, siamo sempre gli stessi coglioni di una volta. In ogni caso, quello che conta davvero è che noi ci sentiamo di nuovo completamente dentro le cose che facciamo, una sensazione che credevamo di aver smarrito quando siamo rimasti in tre.. (Marco).

Travelin' Band

Trentacinque date in giro per gli Stati Uniti di supporto ai D.O.A., una partecipazione a quella caotica quanto prestigiosa kermesse annuale che è il New Music Seminar di New York, otto nuovi brani incisi in Olanda fra una transvolata e l'altra dell'Atlantico, una discreta serie di concerti in Italia nel novembre scorso ed un'altra ancora più cospicua in Europa nei due mesi successivi per promuovere il nuovo disco: se questo non è esattamente ecumenismo rock, allora è qualcosa che gli somiglia parecchio.

"Tenevamo tantissimo a fare un tour americano. Era un progetto che volevamo concretizzare da molto tempo e che valutiamo in maniera positiva nonostante i mille problemi che si sono parati davanti a noi fin dal nostro arrivo. I D.O.A. sono persone davvero meravigliose, anche se la loro popolarità in questo momento è un po' in calando e questo si è riflesso negativamente sull' andamento generale del tour, soprattutto sugli incassi che siamo riusciti a realizzare. Se guardassimo solo i risultati economici, anzi, dovremmo concludere che questa esperienza si è rivelata un vero disastro, ma è anche vero che sapevamo in anticipo di dover correre questo rischio e che non c'era altro modo di tentare di proporci su un mercato dal quale eravamo del tutto assenti dall'86, visto che i dischi successivi a "Lo spirito continua" non sono stati distribuiti in Amenca (Tax).

East Coast, Midwest, profondo Sud e di nuovo New York - al celeberrimo CBGB -: l'itinerario seguito dai Negazione lo scorso mese di luglio è stato tale da consentire loro di raccogliere non poche osservazioni su ciò che è oggi il rock negli Stati Uniti.

"Un universo musicale estremamente frammentato e settorializzato, con un continuo ricambio generazionale nel pubblico, grande attenzione per gli aspetti prettamente economici della musica, tantissimi gruppi contemporaneamente in tour e, da parte della gente che va ai concerti, un entusiasmo molto più schietto e spontaneo di quello che si può registrare in Europa. (Marco)

I Think I See the Light

E' questa la bonus-track, il brano in più, nella versione compact di "100%". Se ci soffermiamo su questo titolo non è tanto per chiedere ragione di un costume ormai così diffuso - quello rendere più appetibile' il CD - da interessare persino un gruppo come i Negazione, quanto per capire com'è avvenuto che una canzone di Cat Stevens sia finita nel loro repertorio.

"Ovvero: dagli al fricchettone!", scherza Marco dopo che Tax abbozza una difesa personale per dire che lui non è mai stato un grande appassionato dell'autore di questa canzone.

"Il fatto è che "I Think I See the Light" ci piaceva parecchio. L'abbiamo ascoltata tutti insieme su un nastro durante uno dei tanti viaggi di trasferimento in furgone da una città all'altra e, quasi per gioco, abbiamo cominciato a pensare che avremmo potuto tentare di darne una nostra versione. E' la prima volta che proponiamo una cover version su un nostro disco, Non che fossimo contrari in linea di principio ad eseguire brani altrui, piuttosto abbiamo preferito rimandare l'occasione fino a quando non siamo stati certi di aver trovato la canzone giusta, quella capace di stimolare in noi quel pizzico di creatività necessaria a trasformare davvero l'originale in qualcosa di nostro. Mi sembra che questa "I Think I See the Light" ci sia venuta abbastanza diversa da quella di Cat Stevens, anche se ci siamo sforzati di comunicare attraverso la nostra interpretazione le medesime sensazioni che avevamo avvertito ascoltando l'originale. (Zazzo).

Purple Haze

La sorpresa è generale quando rivelo di aver pensato a questo classico di Hendrix subito dopo aver ascoltato l'introduzione di "Yesterday Pain",

"Non me ne sono mai accorto. E poi sarebbe veramente una novità assoluta: da quel che so io, Tax è completamente refrattario al genio di Hendrix. L'unica cosa che gli ho sentito strimpellare da quel repertorio immortale è una pessima versione di "Hey Joe". (Jeff).

"Francamente, Hendrix è un musicista che conosco assai poco. Proprio per questo motivo mi sento di escludere qualsiasi citazione sua nel brano che hai nominato. Piuttosto, se proprio devo riconoscere l'impronta stilistica di qualcuno, direi che questa canzone può suggerire qualche richiamo a certe cose di Greg Ginn sul primo album dei Black Flag. (Tax).

Hendrix a parte, faccio notare come, ancora una volta, le indicazioni che alcuni titoli sembrano fornire finiscono per risultare in aperto contrasto con le impressioni che si ricavano poi dall'ascolto di quei brani. E' così, ad esempio, per "Welcome (To My World)", uno degli episodi più cupi e disperati della nuova raccolta, e per "It's Hard" che, viceversa, si sviluppa quasi secondo canonici schemi power-pop.

I contrasti fanno parte della vita di tutti i giorni ed è perciò abbastanza naturale che trovino qualche eco nei versi o nelle note di una canzone. Per quanto riguarda "Welcome (To My World)", devo ammettere che il titolo suggerirebbe un clima meno teso, ma il 'mio mondo' comprende anche le tinte scure che quel brano mette in evidenza. In 'It's Hard" il tema dei contrasti è ancora più esplicito: il testo, infatti, parla delle difficoltà che spesso si incontrano quando cerchi di far capire agli altri quanto sia relativa la scala di valori che si attribuiscono alle cose o agli ideali. (Zazzo).

Out of Step

Coraggio è una parola che ricorre frequentemente nelle note a margine della carriera dei Negazione. Non è una delle solite iperboli: c'è voluto effettivamente del coraggio da parte di Marco, Tax e Zazzo per cercare di ritagliarsi all'estero quegli spazi che in Italia erano negati ad un gruppo hardcore. L'azzardo è stato premiato, i loro dischi hanno realizzato cifre di vendita importanti nell'ambito indipendente ed il nome ha beneficiato di non poca stima e considerazione in Europa. Perché allora non tentare la carta dell'etichetta autoprodotta, magari sull'esempio fortunato dei Minor Threat-Fugazi e della loro Dischord?

«Perché Torino non è Washington. L'idea di fondare un'etichetta doveva essere uno dei passaggi preliminari alla crescita del gruppo, ma il progetto si è subito scontrato con le ben note ristrettezze economiche e ambientali del rock underground italiano. La Dischord è nata grazie alle royalties guadagnate dai dischi dei Minor Threat e al fatto che due di loro hanno preferito investire in questa impresa la loro parte di profitto piuttosto che mettersi quei soldi in tasca. I Negazione non hanno mai potuto contare su royalties tali da consentire iniziative di quel genere. In più, bisogna dire che noi ci siamo formati quando già i Minor Threat si stavano sciogliendo: se vai a controllare le date, scopri che tutto questo succedeva nell'83, ma in Italia la situazione dell'hardcore non era neppure lontanamente paragonabile a quella americana. Per dare solo un'idea dell'abisso esistente fra l'una e l'altra, del tipo di cooperazione, di reciproco aiuto, di apertura mentale che all'epoca potevi incontrare là e non dalle nostre parti, basta ricordare che due gruppi come Minor Threat e Trouble Funk riuscivano benissimo a suonare insieme davanti alla stessa platea. Qui, una cosa di questo genere risulterebbe ancora oggi piuttosto complicata. Chi ha provato ad impegnare le proprie energie anche in un'etichetta - e a questo proposito, mi vengono in mente soltanto i Kina - non può certo dire di aver ottenuto risultati analoghi. Se sei costretto a fare anche altri lavori per finanziare un'etichetta, diventa davvero improbabile che il tuo marchio abbia le energie necessarie per aiutare una scena a crescere. (Marco).

Video Kills the Radio Stars

Una lontana profezia. Sarà ancora valida per l'imminente clip di "Brucia di vita"?